Collocato lungo la cresta di uno sperone di roccia che strapiomba sulla gola del Fiume Vomano, gode di una invidiabile vista sulla catena del Gran Sasso.
La datazione delle case va dal XVI al XIX secolo, ma l’origine di Piano Vomano è sicuramente antecedente, infatti se ne trovano testimonianze già in documenti della seconda metà del XIII secolo.
L’attuale struttura urbanistica del borgo nasce a seguito della decadenza e successivo abbandono dell’antico insediamento di Campanea legato alla chiesa di S.Martino che sorgeva in località Colle del Vento.
Di indiscussa importanza fu la Pieve di Rocca Campanea, che comprendeva 8 chiese del circondario, tra le quali la curata di S.Nicola, ancora oggi un autentico gioiello dall’indubbio valore artistico, che conserva anche elementi decorativi provenienti con grande probabilità dalla chiesa medievale di S.Martino.
In località Colle del Vento insiste il sito archeologico di epoca italica più importante dell’intera area teramana, chiamato “Mura Megalitiche”, muro fortificato costituito da blocchi squadrati della locale pietra arenaria delle dimensioni di circa un metro cubo ciascuno, perfettamente incastrati fra di loro, nelle cui vicinanze vi è anche un piccolo tempietto composto da un’unica cella, chiamato Palazzo della Regina.
Fino al 2007, nei pressi di Piano Vomano, si ergeva con i suoi 8 mt. di diametro e circa 25 mt. di altezza, la “Quercia Mazzucche”, una delle Roverelle tra le più grandi e monumentali d’Italia e d’Europa, testimone di una storia millenaria, ormai malata da tempo e le cui radici non hanno più retto l’enorme peso. Ora, distesa sul prato, continua a mostrare la sua imponente mole.

La storia

Come può essere facilmente intuito, il nome di questo centro abitato deriva dalla sua vicinanza rispetto al fiume Vomano. Le prime costruzioni risalgono probabilmente intorno l’anno 1000, ma notizie certe ci sono pervenute da documenti della censuale del 1526 dove viene citato l’abbandono e la decadenza dell’insediamento di Campanea legato alla Chiesa di S. Martino. Il tessuto edilizio di Piano Vomano conserva caratteri di antichità; le case sono costruite in pietra locale e si collocano nell’arco dei secoli XIII-XIX, non escludendo per alcune dirute una dotazione anche precedente. Porte e finestre hanno semplici stipiti e mensole di davanzale in pietra, spesso arricchite di motti e decori che attestano la presenza dell’ordine di S. Bernardino per l’epoca più antica e successivamente di quella dei Gesuiti.

MURA MEGALITICHE DI COLLE DEL VENTO
Il sito italico di Colle del Vento, a Piano Vomano, è indubbiamente l’insediamento più importante e monumentale dell’intera area teramana. I resti dell’antica costruzione si trovano su una cima nei pressi del paese, a 929 metri di altitudine sul livello del mare,e si estendono per circa 40 metri di lunghezza e 4 metri di altezza. Si tratta di un muro fortificato, costruito con blocchi squadrati della locale pietra arenaria, delle dimensioni circa di un metro cubo, perfettamente incastrati tra loro dove è evidente la lavorazione dell’uomo per creare gli incastri. Nei pressi della Muraglia vi è una struttura Templare di piccole dimensioni costituito da una piccola cella a protezione del simulacro della Divinità. Il sito Domina la Valle del Vomano, a monte del quale passava l’antico asse di collegamento con la Sabina, strutturato dai Romani nel III sec. a.C. la via Cecilia, oggi ancora visibile.

Leggende popolari
Le poche notizie sul Tempio o anche chiamato Palazzo della Regina sono tramandate soprattutto dalla tradizione popolare. Gli abitanti del posto raccontano di un ritrovamento di una callara piena di monete e tra quelle mura sono sepolti una chioccia e dei pulcini d’oro. La leggenda narra così che nel tempio su Colle del Vento ci fosse la cava dei Soldi. Un’altra leggenda del luogo narra che un uomo andò a scavare sul colle e prima uscì un vitello impazzito, che andava di qua e di la, poi un serpente che gli strisciò lungo il petto. L’uomo terrorizzato invocò la Madonna Del Carmine e improvvisamente si trovò lontano da quel luogo maledetto. “La sotto c’era proprio la Regina ed altri spiriti”…

LA QUERCIA MAZZUCCHE
Era una delle Roverelle più grandi e monumentali in Italia ed Europa. Il suo nome deriva dalla particolare forma che ricorda un bastone nodoso localmente denominato “Mazzucche”. La quercia mostrava evidenti i segni del tempo, sul tronco erano visibili tre cicatrice dovuti ad altrettanti fulmini che si sono abbattuti nei corsi del secoli sulla pianta; l’albero era per buona parte attaccata da funghi e parassiti. Le sue dimensioni straordinarie (m. 7,80 di circonferenza per 25 m. di altezza)  in passato l’avevano salvato dal taglio; acquistata dall’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, l’enorme quercia era diventata un punto d’attrazione internazionale meta di migliaia di turisti,  fino al 13 luglio del 2007, quando si è schiantata al suolo: le radici si sono squarciate e non hanno retto il peso del fusto millenario, che  è venuto giù in pochi istanti.

Leggende popolari
La leggenda vuole che proprio la quercia Mazzucche fosse il punto d’incontro dei briganti molto presente nel territorio della Laga nel XVI e XVII secolo dove gli stessi si dividevano il loro bottino. Altri affermano che al suo interno ci sia un’enorme tartaruga di terra cotta che tiene di guardia la grande quercia.
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CENTRO VISITE DEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA
La Pro Loco, ha costruito un immobile di circa 400 mq. a proprie spese e con il contributo determinante dei propri soci. La struttura è stata ceduta in seguito, all’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in Comodato Gratuito e finalizzata all’apertura del Centro Visite. Il Parco ha provveduto successivamente ad ultimare i lavori ed a completare gli arredi necessari per l’apertura del Museo “I Ciclopi Della Montagna”, per il Centro Visite e per la Foresteria.

MUSEO DEI CICLOPI DELLA MONTAGNA
Il 27 agosto scorso, in occasione della Vetrina del Parco, è stato inaugurato il Museo “I Ciclopi della Montagna”. Un’esposizione di suggestive ed interessanti immagine fotografiche relative ai due veri e propri “patriarchi” del Distretto Strada Maestra: le Mura Megalitiche di Colle del Vento, a poca distanza dal paese, che rappresentano la testimonianza archeologica più antica e monumentale del Distretto e la Quercia “Mazzucche”, la più vecchia e grande d’Italia centro meridionale, nei pressi del Centro Visite del Parco e da poco acquistata dall’Ente. La storia di questi due numi tutelari di un territorio che, forse più di ogni altro nell’area protetta, costitusce la perfetta sintesi tra natura e cultura, uomo e ambiente, offre lo spunto per presentare tutti gli alberi da record sia per grandezza che per età ricadenti all’interno del Parco. L’esposizione, infine, ricorda un evento che ha segnato la storia di questi luoghi: la reintroduzione del Cervo, scomparso da queste montagne circa 200 anni fa, avvenuta proprio a piano Vomano nel febbraio dello scorso anno.